Viaggiare FuoriRotta, Simone Falso e l’importanza del ritmo

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Simone Falso, fotografo e fondatore con Andrea Segre e Matteo Calore del progetto, ci racconta cosa vuol dire progettare e partire per un viaggio non convenzionale in cui perdersi, mettersi in gioco e andare incontro all'ignoto sono solo alcuni tra gli ingredienti che fanno di questi viaggi un'occasione per conoscere se stessi e l'Altro.

Ciao Simone, raccontaci qual è il senso del progetto FuoriRotta?


Il concetto di viaggiare FuoriRotta si è evoluto negli anni ed ha assunto, giorno dopo giorno, diverse desinenze. Rispetto ad altre epoche, oggi è forse ancora più importante riflettere sul senso del viaggio. Il viaggio come diritto civile, il viaggio come scoperta, il viaggio come strumento per raccontare. FuoriRotta vuole essere un dispositivo che permette l'esistenza del Viaggio e, al contempo, la sua scrittura; diventa così un viaggio di vita, che trova nella scrittura quell’esperienza che possa essere testimonianza di intelligenze aperte e uniche. In questo senso è fondamentale non confondere il viaggio con la vacanza.


Il progetto propone una netta distinzione tra persone “a cui è negato il diritto di viaggio” e persone che “pur godendone non ne vivono l'esperienza”. Ci puoi spiegare cosa intendete mettere in evidenza con questa affermazione?


Esistono milioni di persone che vorrebbero migliorare la loro vita spostandosi da luoghi diventati ormai pericolosi e invivibili, ma che non ce la fanno. Allo stesso tempo, esistono almeno altrettante persone che si danno un gran da fare per segnare tappe esotiche nella loro mappa del mondo, che girano come trottole ma non si muovono mai, affaccendandosi per dare le spalle alle cose belle, come semplice testimonianza visiva del loro esserci stati. L’immagine di umani che rischiano la loro vita per spostarsi da un luogo all’altro convive con quella di affaccendati turisti accecati dalla smania per l’altro, tanto da isolarlo e rappresentarlo senza nemmeno accorgersene.

La difficoltà più grande che avete dovuto affrontare viaggiando FuoriRotta?


Sicuramente seguire le tracce e, contemporaneamente, lasciarle sfuggire. I sogni del Lago Salato, per esempio, è stato scritto durante il viaggio e credo che la difficoltà del viaggiare FuoriRotta sia proprio quella di avere una traccia ed essere al contempo in grado di lasciarla correre. Aver costruito un’elaborazione acuta e precisa è il presupposto per potersi mettere in gioco. Se intendevi invece un aneddoto sul viaggio in Kazakistan, beh allora.. mi viene in mente quella volta in cui siamo stati arrestati dalla polizia kazaka perché ci trovavamo fuori casa durante il coprifuoco...alla fine, paradossalmente, ci salvarono i signori del petrolio.


In un'intervista a Internazionale hai sottolineato quanto la fretta stia ormai caratterizzando la nostra quotidianità. In che modo viaggiare FuoriRotta può far rallentare il ritmo e renderlo meno frenetico?


La questione del ritmo è fondamentale. Affrontando questo argomento, bisogna però mettere in discussione l’idea occidentale del ritmo cronologico, così legato al tempo: percepito come durata, come spazio tra un inizio e una fine, tra due punti, tra la nascita e la morte, un tempo quindi  che ad un certo punto finisce, che presuppone l’immobile per esistere. Penso che sia proprio per questo che oggi si sia demonizzato il vuoto: ogni cosa deve essere riempita sempre. Ogni istante di pausa, di rallentamento viene riempito. E’ finita l’era dove la pausa diventava un occasione per riflettere. Vengono scattate molte più foto di quante siano gli occhi per poterle vedere e tutto è preso da un vortice che oramai l’umano non riesce più a controllare, ma che per forza di cose, si ritrova a subire.  L’idea interessante del ritmo non è legata al suo rallentamento, ma riguarda invece il modus operandi: trovare il ritmo del viaggio che si intraprende significa lasciare che esso possa scorrere attraverso tracce e sentieri della necessità. Ed è così che il viaggio inizia, nel suo particolare ritmo.

Montura, azienda leader nel settore outdoor, ha creato Montura Editing, un laboratorio creativo che si impegna a sostenere e a promuovere libri, film e documentari che incarnano lo spirito della montagna. Ci puoi dire com'è nata la collaborazione con Montura?


Montura è un azienda che vende abbigliamento e che sostiene nuove avventure intellettuali. FuoriRotta è nata per creare e raccontare avventure intellettuali. La collaborazione con Montura è nata perchè doveva nascere, perchè FuoriRotta e Montura condividono dei principi così forti inerenti al viaggiare che sarebbe stato davvero incredibile se non ci fossimo incontrati così felicemente. È davvero un matrimonio felice, come quelle coppie di cui dici: “guarda.. sono fatti l’uno per l’altro”!


Montura Editing ha pubblicato per FuoriRotta il tuo libro Kazakhstan con il quale hai voluto documentare il vostro primo viaggio in Kazakistan e I diari di Andrea Segre scritti tra il 1998 e il 2008.  In generale, cosa pensi della collaborazione tra aziende e cinema? Auspichi una maggior cooperazione tra le due realtà?


Le aziende private oggi iniziano ad avere una voce importante nel panorama culturale; sempre più spesso investono nell’arte, superando il concetto di sponsorizzazione e producendo, in questo modo, delle opere straordinarie. Sto pensando alle fondazioni per l’arte contemporanea e ai meccanismi fiscali come ‘art credit’ o il ‘tax credit’ per il cinema. Spesso le aziende hanno il coraggio e l’audacia che manca all’istituzione e avendo i mezzi riescono a produrre una cultura alta che è, allo stesso tempo, anche altra. Se ci pensi, è curioso come molti progetti artistici nati senza fini di lucro, ad esempio performances e installazioni, trovino finanziamenti da aziende ad esclusivo fine di lucro.

Lo scorso maggio avete lanciato il secondo bando crowdfunding FuoriRotta destinato a giovani tra i 18 e i 30 anni. Obiettivo: sostenere la realizzazione di viaggi non convenzionali. Nell'era dei viaggi e delle prenotazioni online e last minute, cosa significa per i giovani di oggi progettare, partire, vivere e documentare un viaggio FuoriRotta?


Speriamo che possa significare mettersi in uno spirito nuovo e inedito. Speriamo che possa significare sapersi perdere, intraprendere nuove vie, cambiare sguardo e prospettiva sul mondo. Speriamo che si possa sviluppare nel racconto, la necessaria scrittura del viaggio. In un modo libero, è importante che ci sia scrittura dell’esperienza. L’anno scorso sono partiti viaggiatori che hanno raccontato la loro magica esperienza attraverso disegni, suoni, o parole scritte. Certo, la necessità di raccontare potrebbe togliere quell'aspetto “psichedelico” del viaggio anche se, riflettendoci, potrebbe invece contribuire a dargli la possibilità di costituirsi come vera e propria esperienza.